I PUNTI PANORAMICI

La città che sale: i profili infiniti di Roma vista dall’alto

Piazza del Campidoglio – Aventino (Piazza dei Cavalieri di Malta, Giardino degli Aranci) – Piazza del Quirinale – Pincio  – Castel Sant’Angelo – Gianicolo

 Roma ha una particolare morfologia: una vallata attraversata dal corso ondulato del Tevere e intorno sette colline. Secondo la tradizione la città è nata dall’unificazione dei primi insediamenti stanziati sui sette colli che si ergevano sulla riva sinistra del Tevere: Properzio definiva Roma “città delle sette alture perenni”. Le colline hanno sempre avuto un ruolo di fondamentale importanza nella vita religiosa e politica della  città. Da qui il Septimontium (i sette monti), parola latina con cui si indicava l’estensione della Roma antica e una festa religiosa che consisteva in una lunga processione attraverso i sette colli, dove venivano celebrati sacrifici sacri.

La singolare articolazione di Roma fa sì che essa abbia un volto sempre diverso e offra una particolare varietà di prospettive in base ai punti di osservazione. Si ha sempre la sensazione di essere allo stesso tempo fuori e dentro il tessuto urbano, di qui il desiderio di scendere nella vallate e poi scoprire altri profili del suo volto riguadagnando le alture per osservare, capire, sentirsi parte del corpo in movimento, della sua storia millenaria. Le continue mutazioni sono accentuate dal gioco della luce e dei colori che nelle giornate terse conferiscono alla città eterna una particolare sensualità.

CAMPIDOGLIO

Questi aspetti si colgono pienamente dalla sommità del Campidoglio. Affacciandosi dai due lati opposti della collina si ha l’impressione di trovarsi in epoche e luoghi diversi; alle spalle di Palazzo Senatorio si ha una vista privilegiata sulla città antica, si scorge il Palatino, la sagoma del Colosseo, ma soprattutto si domina il Foro Romano, punto focale della Roma dei cesari. Dalla terrazza di Palazzo Caffarelli, invece, si ha una splendida veduta del Campo Marzio, vallata dominata dal profilo maestoso delle cupole dalle forme più disparate. La loro mole imponente costituisce l’elemento architettonico che caratterizza maggiormente il paesaggio urbano di Roma: le loro calotte alte, basse, schiacciate, slanciate, tese o rigonfie si ergono al di sopra dei tetti delle case e dominano il tessuto urbano. Nel Seicento la città è stata disseminata di cupole: prima ancora della funzione statica esse dovevano essere il simbolo del potere e dell’autorità. Dal Campidoglio si scorge quella antica del Pantheon, e poi ancora le cupole della Sinagoga, della chiesa del Gesù, di San Carlo ai Catinari, di Sant’Andrea della Valle, la lanterna spiraliforme di Sant’Ivo alla Sapienza, opera geniale di Francesco Borromini e, non ultimo ‘er cupolone’ della basilica vaticana, visibile da tutti i punti della città.

AVENTINO

Ma c’è un punto privilegiato da cui ammirarlo: salendo sull’Aventino si può sbirciare dalla serratura della casa dei Cavalieri di Malta, dalla quale si diparte una scenografica prospettiva disegnata da un viale alberato il cui punto focale è proprio la cupola di San Pietro. E’ la più grande di Roma, è l’ultima grande impresa di Michelangelo: raggiunge da terra 136 m di altezza e misura 43 m di diametro. L’Aventino offre un altro punto panoramico di grande impatto visivo: il Giardino degli Aranci meta di innamorati e bambini. Da lì si osserva il corso del Tevere in primo piano, dietro al quale si dispiega Trastevere con le sue stradine tortuose, e gli edifici dal sapore medievale; in lontananza si distingue la collina del Campidoglio, chiudono l’orizzonte Monte Mario e il Gianicolo.

QUIRINALE

La collina più alta dei tradizionali sette colli romani è invece il Quirinale. Dalla sua sommità, costituita dalla piazza omonima, dominata dal gruppo scultoreo dei Dioscuri e dall’obelisco, si scorge il profilo nitido della città che si staglia con la moltitudine di cupole, l’intricato reticolo di vie, palazzi, chiese, dominati dalla mole maestosa della cupola di San Pietro.

PINCIO

Altro punto panoramico che non può essere perso è il Pincio dal quale si domina la scenografica Piazza del Popolo, caratterizzata dalle cupole delle due chiese gemelle Santa Maria dei Miracoli e Santa Maria in Montesanto, dalle quali si diparte il tridente, modello dell’urbanistica barocca europea, le cui strade penetrano nel cuore della città.

CASTEL SANT’ANGELO

Dalla terrazza di Castel Sant’Angelo lo sguardo può scorrere verso il Campo Marzio e il Vaticano.  Si dominano le mura che delimitano lo Stato della Chiesa, il Passetto di Borgo, ovvero un passaggio protetto, anticamente detto anche “Corridore”, percorso dai papi in caso di pericolo per spostarsi dai Palazzi Vaticani  a Castel Sant’Angelo, residenza papale nonché potente fortezza militare. La vista offerta dal terrazzo rivela pienamente il messaggio simbolico della basilica di San Pietro: il colonnato di Bernini con la sua forma aperta sembra racchiudere la cupola michelangiolesca. Un corpo ideale di cui il colonnato costituisce le braccia che si protendono e preparano il fedele alla rivelazione suprema, e la cupola la testa, concepita da Michelangelo per coprire idealmente con la sua massa possente tutti i popoli cristiani.

GIANICOLO

Il nostro itinerario culmina con il Gianicolo, altura che si erge sulla riva destra del Tevere. Esso in passato era sede di culti antichissimi; secondo la tradizione deriverebbe il suo nome dal dio Giano che vi avrebbe fondato un nucleo abitato denominato Ianiculum. Da lì si gode la vista più ampia di Roma.

SAPEVI CHE?

E’ dalla terrazza di Castel Sant’Angelo che si gettò Tosca, protagonista dell’opera di Giacomo Puccini.

 

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