LA VIA APPIA ANTICA

La regina viarum tra paganesimo e cristianesimo

Terme di Caracalla – Porta Latina -  Domine quo vadis – Circo e residenza di Massenzio e tomba di Romolo – Tomba di Cecilia Metella e Castrum dei Caetani – Catacombe di San Sebastiano e San Callisto

Il nostro percorso alla scoperta di uno degli angoli più suggestivi di Roma, la via Appia Antica,  si apre con le Terme di Caracalla, il complesso termale dell’antichità meglio conservato, inaugurato dall’imperatore Caracalla nel 216 d.C. L’impianto si distingueva dalle altre terme imperiali per la ricchezza e raffinatezza dell’apparato decorativo; dei preziosi marmi, mosaici, stucchi, dipinti e sculture che abbellivano l’edificio non rimane quasi più nulla. Le terme caddero in disuso nel VI secolo, quando i Goti tagliarono gli acquedotti, tuttavia sculture quali l’Ercole e il Toro Farnese (ora al Museo Nazionale di Napoli) sono degli splendidi esempi della straordinaria decorazione antica del complesso. All’interno dell’edificio, dove potevano accedere dalle 6.000 alle 8.000 persone al giorno, non c’erano solo gli ambienti per i bagni, ma i frequentatori potevano godere di saune, sale per massaggi e l’epilazione, solarium, spogliatoi, portici, giardini, fontane, palestre,  e perfino biblioteche.

LA REGINA VIARUM

Lasciate le terme si prosegue in direzione della Porta Latina, dove è possibile vedere uno dei tratti meglio conservati delle Mura Aureliane (270-275), costruite in tempi rapidissimi per proteggere la città dalle incursioni barbariche (19 km di lunghezza). Superata la porta si apre uno dei paesaggi più belli di Roma: l’Appia Antica, la regina viarum, la via consolare più importante dell’antichità. Il selciato sconnesso della strada antica, le rovine del passato,  e la campagna circostante sono espressione di una rara armonia tra storia e natura. Iniziata nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio Cieco,  per collegare Roma a Capua, la via fu un seguito prolungata fino a Brindisi, porta dell’Oriente (530 km).  Poco prima dell’incrocio con via Ardeatina è la piccola chiesa del Domine Quo Vadis? (Santa Maria in Palmis),  dove secondo la tradizione a Pietro, in fuga da Roma insanguinata dalle persecuzioni neroniane contro i cristiani apparve Cristo in visione. Alla domanda dell’Apostolo “Domine quo vadis?” (Signore, Dove vai?) questi avrebbe risposto: “Eo Romam iterum crucifici” (vado a Roma a farmi nuovamente crocifiggere). Pietro, quindi, pentitosi, tornò indietro e subì il martirio.

Poiché durante l’antichità era vietato realizzare sepolture all’interno pomerium, ovvero il limite sacro della città, le tombe venivano realizzate lungo le vie consolari. Al terzo miglio della via si erge il complesso di Massenzio (IV secolo) che comprende villa, circo e Mausoleo. Poco più avanti si erge la Tomba di Cecilia Metella (fine I secolo a.C.), monumento sepolcrale ben conservato, inglobato in età medievale nel castrum realizzato da Bonifacio VIII Caetani.

CATACOMBE

Lungo la via Appia Antica ci sono le catacombe di San Callisto e di San Sebastiano. Il prevalere del rito dell’inumazione in età imperiale, sia tra i pagani che tra i Cristiani ed Ebrei,  aveva determinato una carenza di spazio nelle necropoli e quindi si è iniziato a realizzare sepolture sotterranee. Le catacombe erano, quindi, semplicemente dei cimiteri,  pertanto non furono mai utilizzate dai cristiani come luogo di rifugio.

SAPEVI CHE?

Miliarum Aureum

I romani aveva costruito una rete di strade molto vasta, circa 80.000 km. La mappa marmorea delle vie consolari romane era esposta al Foro Romano. Da essa venivano tratte delle copie in pergamena con i singoli percorsi. Una colonna eretta da Augusto nel 20 a.C. nel Foro Romano, il Miliarium Aureum, indicava il punto ideale di convergenza delle vie dell’impero. Su di essa era indicata la distanza delle principali città dell’impero da Roma.

 

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